Tumore al seno, migliorano aspettative e qualità di vita


Due buone notizie per le donne con tumore alla mammella: grazie alle nuove terapie, sempre più potenti e mirate per ciascun tipo di tumore, aumentano di anno in anno aspettativa e qualità di vita per le pazienti con tumore alla mammella HER2 positivo, la forma più aggressiva, che colpisce soprattutto le giovani donne. E a Genova le pazienti possono beneficiare da subito dei farmaci più innovativi ed efficaci grazie alle sperimentazioni condotte presso il polo oncologico nato dalla recente fusione tra l’A.O.U. San Martino e l’IST.

La qualità di vita, al centro del progetto All around Patients sostenuto da Roche, è oggi parte integrante della terapia contro il tumore al seno ed è perseguita anche attraverso la sperimentazione clinica di formulazioni terapeutiche innovative, meno invasive e in grado di diminuire l’impatto delle cure, come gli anticorpi monoclonali a somministrazione sottocutanea. La formulazione sottocute di trastuzumab permette, ad esempio, di migliorare la qualità della vita delle pazienti grazie a tempi di infusione più brevi: 5 minuti contro le 2-3 ore della somministrazione endovenosa.

«Il San Martino-IST, come Centro di ricerca e cura, è coinvolto nelle sperimentazioni cliniche e questo ci offre l’opportunità di mettere a disposizione delle pazienti farmaci innovativi in anticipo di almeno 2-3 anni rispetto all’arrivo sul mercato» afferma Manlio Ferrarini, Direttore Scientifico dell’IRCCS A.O.U. San Martino – IST – Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro. «Sul fronte del tumore al seno terapie innovative significa soprattutto terapie personalizzate: oggi siamo in grado di predire se e come un tumore risponderà a un certo farmaco, quanto quel farmaco è capace di ridurre la massa tumorale, possiamo decidere la terapia più indicata per la paziente affetta da quel singolo tumore e somministrarla secondo modalità che ne riducano la tossicità con miglioramento della qualità di vita».

In Liguria ogni anno si registrano circa 1.200 nuovi casi di tumore al seno: grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più mirate e potenti, un numero crescente di pazienti arriva alla guarigione, mentre l’aspettativa di vita è in costante aumento.

Intervista con Paolo Pronzato, Direttore U.O.C. Oncologia Medica A

Per le donne colpite da neoplasia, il carcinoma della mammella è la prima causa di decesso: quali sono i numeri in termini di incidenza, prevalenza e tassi di sopravvivenza a livello nazionale e nella regione Liguria?
La prima considerazione è che il tumore della mammella rappresenta la principale causa di morte tra le donne ed è così per tutte le fasce d’età prese in esame. È anche il primo tumore per incidenza, rappresenta infatti il 30% di tutte le neoplasie diagnosticate. L’incidenza è molto elevata: oltre 40.000 nuove diagnosi l’anno, 140-150 nuovi casi ogni 100.000 donne. Va fatta una precisazione: l’incidenza standardizzata per tassi d’età è sempre quella, tuttavia siccome nei prossimi anni si avrà un incremento dell’età media delle donne e siccome è noto che il tumore mammario incide di più nelle donne in età avanzata, dovremo aspettarci tra meno di 10 anni un 20% in più di nuovi casi che riguarderanno in prevalenza le anziane. Quanto ai dati di prevalenza, in Italia le donne che convivono con una neoplasia mammaria sono oltre mezzo milione, di queste la gran parte guarita. Nonostante la mortalità resti elevata il tasso di guarigione è alto, supera infatti il 70%. Negli ultimi 20-30 anni grazie agli screening mammografici ed ecografici, alle terapie chirurgiche conservative, alle chemioterapie meno tossiche, ai farmaci biologici, abbiamo assistito a un costante declino della curva di mortalità. Dal punto di vista epidemiologico nel nostro Paese i risultati in termini di sopravvivenza sono uguali o addirittura migliori rispetto a quelli di altri Paesi. La regione Liguria non si discosta dallo scenario nazionale: il tasso d’incidenza è di 150 nuovi casi ogni 100.000 donne, che significa circa 1.200 o più nuove diagnosi per anno.

Cosa succede quando si sviluppa un carcinoma della mammella e quali sono i sintomi da valutare con attenzione?
In genere per fortuna, questo tipo di tumore, proprio perché colpisce un organo esterno qual è appunto la mammella, da segnali importanti della sua presenza. Per questo l’attenzione che la donna pone al suo seno non è mai abbastanza e soprattutto, come raccomandiamo noi oncologi, deve essere continua in tutte le età della vita: poter cogliere i primi “segni” è importante quanto la terapia. L’osservazione delle mammelle e l’autopalpazione sono le manovre fondamentali che la donna deve abituarsi ad eseguire periodicamente con regolarità.
Una retrazione della cute o del capezzolo, la pelle “a buccia d’arancia”, una sensazione di stiramento della mammella, un nodulo anche minimo, uno sporadico sanguinamento dal capezzolo sono segnali d’allarme che la donna non deve mai sottovalutare. È necessario che le donne si sottopongano all’esame mammografico sistematicamente: tra i 40-50 anni è importante personalizzare le indagini sia come cadenze sia come tipologia di esame (a volte può essere necessario usare insieme mammografia ed ecografia); dai 50 anni in poi la mammografia va fatta una volta l’anno.
Dopo una diagnosi di tumore mammario, il primo approccio è di tipo chirurgico conservativo. La parola d’ordine è che tutte le donne devono poter conservare il seno. Di solito prima della chirurgia si procede con la terapia neoadiuvante, talmente efficace nel ridurre il tumore, che in molti casi non si trovano nemmeno residui tumorali.

Il carcinoma alla mammella HER2 positivo è considerato tra le tipologie più temibili: da cosa è caratterizzato e come viene posta la diagnosi?
Molte delle nostre conoscenze sui tumori della mammella sono il risultato delle ricerche fatte sulle alterazioni geniche del tumore, anomalie che ne influenzano il comportamento e l’evoluzione. Gli studi di biologia e di genetica hanno permesso di scoprire che un certo sottogruppo di tumori mammari, circa il 20%, erano accomunati da una iperespressione e amplificazione di un gene che codifica per una certa proteina, denominata HER2, presente sulla superficie di membrana delle cellule.
La presenza di uno specifico recettore di membrana fa sì che queste cellule siano molto più sensibili a particolari stimoli esterni (Epidermal Growth Factor o Fattore di crescita epiteliale, ormoni estrogeni) di promozione della crescita e dell’aggressività cellulare.
Sappiamo che il tumore mammario HER2 positivo è più aggressivo e più temibile in quanto presenta un maggiore numero di recidive e nei casi di malattia avanzata ha percentuali inferiori di sopravvivenza. Questo fino all’avvento di trastuzumab, l’anticorpo monoclonale che ha ribaltato nel giro di pochi anni la situazione: oggi la prognosi in termini di ricadute e anni di vita per una donna con tumore al seno HER2 positivo è molto migliore rispetto ad altri tumori. La diagnosi si effettua con un esame di laboratorio su un reperto bioptico ed è opportuno eseguirla in un Centro specializzato.

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