Il punto sulla moda sostenibile

Il punto sulla moda sostenibileIl tema della sostenibilità è diventato da anni uno dei punti cardine di molte aziende di moda. Ma in che modo le aziende di moda possono essere sostenibili? In questa piccola guida parliamo di materiali e filiera produttiva sostenibile.

Cos’è la moda sostenibile

La moda sostenibile è un movimento che prevede un processo di promozione del cambiamento del sistema moda verso una maggiore consapevolezza nei confronti dell’ambiente ed un rafforzamento dell’etica sociale nei confronti dell’intera filiera produttiva. Il cambiamento di cui parla la moda sostenibile è sicuramente rivolto alla filiera tessile, a partire dal tessuto quindi e fino alla spedizione e relativa vendita del capo stesso, ma riguarda anche l’intero sistema che gravita attorno all’ambiente moda.

I materiali della moda sostenibile, tra tradizione e innovazione

Sono molti i materiali che contribuiscono a rendere la moda sostenibile, ma più che del materiale in sé, dobbiamo parlare del modo in cui sono coltivati o prodotti, di come vengono lavorati o trattati e di quali standard rispettano le aziende produttrici. 

Per quanto riguarda il cotone, è preferibile quello organico, ottenuto con il 91% di acqua in meno rispetto a quello tradizionale, riconoscibile con le sigle OCS (Organic Content Standard) o GOTS (Global Organic Textile Standard) o con etichetta “Fairtrade” per assicurarvi che un capo in cotone rispetti gli standard internazionali in tutti i suoi livelli di produzione. Esiste anche il cotone BCI, certificato dalla “Better Cotton Initiative”, un’associazione la cui missione è aiutare le comunità del cotone a sopravvivere e prosperare, proteggendo e ripristinando l’ambiente.

Il lino è un materiale biodegradabile e riciclabile che non ha bisogno di grandi quantitativi di acqua o energia per essere prodotto, stessa cosa vale per la canapa. In questo caso possiamo riconoscere il miglior lino grazie alle certificazioni Masters of Linen e GOTS (Global Organic Textile Standard).

La juta si ricava dal fusto delle piante di “Corchorus. Questi fusti vengono essiccati, macerati e poi lavorati per ottenere una fibra 100% biodegradabile e molto versatile, nota anche come “fibra dell’oro” per il suo aspetto lucente. La sua produzione non richiede pesticidi, ed è stato dimostrato che un ettaro di piante di juta può assorbire fino a 15 tonnellate di anidride carbonica e rilasciare fino a 11 tonnellate di ossigeno durante la stagione di crescita, migliorando allo stesso tempo la qualità del suolo. 

Anche la seta è 100% riciclabile e riutilizzabile e possiamo trovarla in commercio come certificata con Oeko Tex Standard o con “Fair Wear Foundation”; la lana è un materiale assolutamente naturale e traspirante, da prediligere quella proveniente da allevamenti di natura biologica, dove gli animali sono liberi di pascolare e vengono tosati nei periodi consoni e senza recare loro danno. Possiamo trovare lana certificata biologica con Responsible Wool Standard, o Organic Content Standard.  

Ma moda sostenibile significa anche promuovere tessuti innovativi che non includano poliestere o derivati o fibre chimiche dannose all’ambiente, quali il tencel, fibra morbidissima e lucente di origine naturale estratta dalle piante di eucalipto e faggio, 100% biodegradabile. Durante il processo di produzione, non vengono utilizzate sostante chimiche dannose, mentre il 99,5% del solvente viene recuperato, purificato e riutilizzato per le successive estrazioni. Avete presente quei tessuti dalla mano morbidissima e vellutata, scivolosa? Che al tatto, sembra quasi di toccare una pesca? Proprio quei tessuti solitamente contengono questa soffice fibra chiamata tencel.

Altra innovazione nel campo della moda sostenibile è il “Mylo”, un tessuto biodegradabile brevettato da un’azienda americana di nome “Bolt Threads” che sta effettuando degli studi anche su un filato estremamente resistente ricavabile dalla tela del ragno. Si tratta di una pelle ecologica estratta dal micelio, l’apparato vegetativo dei funghi. Il processo che si cela dietro a Mylo è privo di prodotti chimici, a basso impatto ambientale e trasforma questa schiuma in una specie di finta pelle attraverso una lavorazione totalmente sostenibile. 

Simile a Mylo, troviamo Wineleather, un tessuto simil pelle prodotto in Italia e ricavato dagli scarti delle aziende vinicole. Questa fibra 100% Made in Italy viene ottenuta dalla vinaccia tramite un processo produttivo che trasforma le fibre presenti nella vinaccia in materiale ecologico molto simile alla pelle.   

Il processo di una moda sostenibile

Etica è la parola d’ordine per le aziende che supportano la moda sostenibile, ovvero essere impegnate per il benessere dei propri lavoratori e nei confronti dell’ambiente.

La camera della moda, su richiesta di molte aziende, ha messo assieme tutti i criteri di una moda sostenibile nel “Manifesto della sostenibilità per la moda italiana”.  

Come recita il Manifesto, “L’obiettivo del Decalogo sulla Responsabilità sociale e ambientale nel settore moda, promosso da Camera Nazionale della Moda Italiana, è quello di tracciare una via italiana alla moda responsabile e sostenibile e di favorire l’adozione di modelli di gestione responsabile lungo tutta la catena del valore della moda a vantaggio del sistema Paese. Il Decalogo è quindi rivolto innanzitutto alle imprese associate a Camera Nazionale della Moda Italiana, ma anche ad altre imprese che partecipano, con il loro know-how, all’eccellenza dei prodotti italiani nel mondo.”

Il manifesto tocca tutti i punti della filiera, a partire dal design che deve essere di qualità e prevedere prodotti che possano durare a lungo nel tempo, alla scelta dei materiali di base, alla lavorazione delle materie prime e produzione, riducendo gli impatti ambientali e sociali delle attività e riconoscendo il contributo di ognuno al valore del prodotto. Per la vendita ed il marketing, è richiesta l’inclusione dei criteri di sostenibilità lungo tutto il percorso del prodotto verso il cliente. Si parla inoltre di etica di impresa, di codice di condotta, di sostegno del territorio e del made in Italy. 

Le aziende che adottano questo manifesto promuovono il loro codice di condotta e lo fanno firmare a tutti i fornitori che contribuiscono al circolo produttivo, siano essi artigiani, imprese di produzione o di servizi vari. La verifica del rispetto di queste regole e standard ben precisi avviene attraverso degli “audit” molto severi di verifica.

Queste aziende sono certificate contro lo sfruttamento dei lavoratori e ovviamente sono a favore di una retribuzione equa e attente a garantire una condizione di sicurezza e salute sul posto di lavoro.

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