Le Iene, caso Stamina: Giulio Golia intervista Mauro Ferrari

STAMINA: GIULIO GOLIA INTERVISTA IL PROF. MAURO FERRARI, PRESIDENTE DEL NUOVO COMITATO SCIENTIFICO DEL MINISTERO DELLA SALUTE. Ieri sera, giovedì 30 gennaio 2014 alle ore 00.30 su Italia 1, nella puntata de “Le Iene”, è andata in onda l’intervista di Giulio Golia al Prof. Mauro Ferrari, lo scienziato italiano, Presidente dello Houston Methodist Research Institute, indicato dal Ministero della Salute come nuovo Presidente del Comitato Scientifico che dovrà occuparsi della sperimentazione del Metodo Stamina.

A seguire alcuni passaggi dell’intervista rilasciata dal Prof. Mauro Ferrari, in attesa che il Ministro proceda alla nomina ufficiale della nuova commissione.

Iena: Sembra che tutti quelli che toccano Stamina o parlano di Stamina si brucino. Veda la vecchia commissione, veda il prof Ricordi. Ha paura?

Prof. Ferrari: Ma no, facciamo il nostro mestiere al meglio possibile, con la coscienza. Io ho detto ai miei figli che stavo cominciando a lavorare su questo, gli ho detto “può essere che nelle prossime settimane leggerete qualcosa sui giornali che forse non ci farà contentissimi”. Pazienza. Fa parte dell’incertezza del mestiere. Facciamo il nostro lavoro, è una cosa importante, è un dovere civico e abbiamo fiducia che le cose andranno bene. Ho fiducia nella comunità.

Iena: Lei è riuscito a seguire questa battaglia mediatica che c’è stata su questo Metodo Stamina?

Prof. Ferrari: Un pochettino gli echi mi sono giunti anche negli Stati Uniti. Detto questo, dovesse capitare che mi arrivi il decreto di nomina e mi venga offerta la possibilità di fare il presidente, certamente i criteri con cui svolgerò questa mansione saranno criteri che partono dall’oggettività, dall’imparzialità, dal rigore scientifico, dall’inclusività. Nella medicina contemporanea è importante, è proprio un cardine etico della professione che tutte le decisioni che hanno a che fare con la salute di una persona vengano fatte insieme alla persona stessa o, nel caso dei bambini, insieme alle famiglie. Quindi, naturalmente, non possono essere fatte soltanto dagli specialisti. Sono espressione della nostra civiltà, della nostra cultura, della nostre priorità etiche e per questo devono essere fatte tutti insieme.

Iena: Noi è da un anno e mezzo che continuiamo a chiederci come sia possibile che la commissione e il ministero della sanità non vada a casa dei pazienti o non vada a parlare con i medici che hanno in cura queste persone. Lei arriva dagli Stati Uniti e la prima cosa che dice è quello che noi sosteniamo da un anno.

Prof. Ferrari: Io come ricercatore mi occupo soprattutto di tumore al seno, di carcinoma mammario. Ho un programma di ricerca personale molto grosso su questo, centinaia di ricercatori. Quindi una cosa importante. Interagendo con la National Breast Cancer Coalition degli Stati Uniti, con cui lavoro da 20 anni, ho imparato quanto sia importante confrontarsi in maniera continua con i pazienti, con i rappresentanti dei pazienti, con le famiglie dei pazienti. La direttrice operativa del mio programma di ricerca sul carcinoma mammario è una paziente e io, attraverso di lei, faccio passare tutte le decisioni per quanto riguarda cosa pubblichiamo, cosa scriviamo nelle pubblicazioni, cosa brevettiamo e i rapporti con la stampa. Tutti i progetti che vengono mandati dal nostro laboratorio a enti federali o statali o a farmaceutiche per avere finanziamenti devono essere tutti approvati da questa signora, che è la rappresentante dei pazienti: è una paziente, non scienziato. L’aspetto scienza e l’aspetto scienza clinica o scienza di laboratorio sono chiaramente fondamentali  e importantissimi, ma alla fine lo scopo finale è portare beneficio al paziente, alla comunità ed è per questo che il potere finale deve essere in mano alla comunità. Purtroppo vedo che c’è un’asprezza, una violenza nella conversazione che secondo me è controproducente; se riusciamo ad abbassare i toni è più facile arrivare il prima possibile dove vogliamo tutti arrivare: portare sollievo, portare guarigione a chi soffre. Quindi abbassiamo i toni, mettiamoci ad un tavolo, teniamoci per mano e lavoriamo in armonia e con serenità rispettandoci, fidandoci, anche nelle differenze di opinione. È impossibile
che non si possa fare. Ma l’altra cosa importante è che credo che questa sia un’occasione per l’Italia per rilanciarsi, anzi, per assumere un ruolo di leadership straordinario, perché l’Italia ha questa caratteristica, che è un po’ unica, che all’interno dello stesso potere c’è la possibilità naturalmente di omologare, di approvare i farmaci o le terapie, ma anche di farne entrare automaticamente nel prontuario, poi naturalmente su base regionale con le varie procedure che sappiamo, e anche stabilire il prezziario. È una cosa veramente rara, non so se ci siano altri paesi al mondo. Lo stesso organo ha questi poteri enormi. Il fatto che ci sia all’interno dello stesso organo la capacità di gestire tutti e tre questi aspetti dà la possibilità, secondo me, all’Italia di fare passi avanti, indicare all’intero mondo quali sono i percorsi giusti, quali sono i percorsi virtuosi da seguire, per permettere ai grandi successi della scienza di base di arrivare in clinica il più rapidamente possibile. E l’Italia può essere il Paese guida per il resto del mondo. Io vorrei invitare tutti a partecipare, a essere attivi in questa conversazione, non lasciate che la scienza succeda a voi e nelle vostre vite. Io voglio vedere partecipazione, ho bisogno del vostro aiuto in questo. Vostro, della stampa: siete importantissimi. La gente deve sentirsi chiamata a partecipare a questa conversazione, a partecipare a queste decisioni. Questa è la democrazia, questo è il principio di autogoverno che ci deve essere nella società civile e moderna, credo. Quindi, io sono contento di vedere che le famiglie partecipano e si danno da fare. Voglio sentire tutti, voglio essere contattato. Chiunque abbia delle buone idee me le mandi.

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